Dal 17 settembre al 23 ottobre 2016 al Palazzo Bufalini di Città di Castello (PG)

Pratt e Corto a Venezia locandinaÈ Venezia a far da sfondo alla mostra che l’associazione Amici del Fumetto dedica a Hugo Pratt ecco quindi le intime calli e i campielli, i palazzi e le corti, l’Arsenale, il Ghetto Vecchio, la Scala degli incontri, piazza San Marco. Ma la concretezza geografica dei luoghi si stempera nel fumetto prattiano col clima esoterico a cui la città è avvezza da sempre, tra influenze arabe e apporti di cavalieri teutonici, mentre la tradizione gnostica alessandrina flirta con la kabbala ebraica. Così, nella Serenissima ci sono anche le speculazioni metafisiche della massoneria e del rampollante fascismo.

Pratt & Corto a Venezia
Palazzo Bufalini, il Quadrilatero, Città di Castello
Dal 17/09 al 23/10 (dal mercoledì alla domenica)
Orari : dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.00
Prezzo ingresso : 5 € (gratuito fino a 10 anni)

La presentazione mostra è prevista per sabato 17 settembre alle ore 17.00 presso il Palazzo Vitelli a Sant’Egidio, Sala dei Fasti.
www.tifernocomics.com

Hugo Pratt era un poeta, quando pensava, quando scriveva, quando disegnava, quando immaginava. È ora di gridarlo ai quattro punti cardinali, L’avventura era la rotta, il sentimento che la guidava era la poesia.
Quando incontrarvi Pratt c’era sempre il Maltese, quando leggevi Corto sbucava l’ombra di Hugo. Venezia città di incantesimi poetici era la giusta placenta da cui far nascere tutte le storie. Storie a fumetti che non a caso ad un certo punto Pratt definì: letteratura disegnata. Ovunque fosse, i segni, le parole, i gesti lo vestivano di poesia. La grandezza di Pratt non si trova nell’evidenza, ma in quello che nasconde, in quello che vive sotto traccia. Qualsiasi cosa facesse era sempre accompagnata da un’intenzione poetica: quando viaggiava, quando sognava, quando guardava con quello sguardo che tutto trasformava in arte purissima. Vivere le opere di Pratt attraverso la lente della poesia regalerà sorprese e meraviglie, come questa mostra di Città di Castello, luogo anche questo magico che lo accolse durante la sua giovinezza. Questa mostra contiene l’essenza della poesia del maestro di Malamocco Che vive in quel capolavoro intitolato: Fiaba a Venezia, in cui le nuvole parlanti si trasformano in versi e i versi in disegni.
L’unica cosa che ho capito frequentandolo e che i poeti, quelli veri, riescono a farti vedere le stelle anche quando non ci sono, ma soprattutto riescono a vedere e a parlare con due lune come se fosse normalità.

Vincenzo Mollica

Pratt e Corto a Venezia copertina catalogoAccompagna l’esposizione un catalogo edito da Petruzzi Editore – Amici del fumetto.

Prezzo
: 38 €
Vendita : durante la mostra e nelle librerie del centro Italia
Uscita: all’apertura della mostra (17 settembre 2016)
Tiratura : 800 copie
ISBN : 9788889797556

(sulla destra l’immagine della copertina del catalogo) 

Dal catalogo (estratto)

Pratt e Corto a Venezia estratto catalgo 1

Mi ritrovai nel Collegio premilitare di Città di Castello in Umbria. Capii subito che lì non sarebbe stato facile ubicarsi bene alla svelta. Immaginate un manicomio con i ricoverati sani e gli infermieri matti. In effetti gli ufficiali mi parvero indistintamente tutti matti, gli allievi dei disgraziati capitati lì con una sola possibilità di salvezza: fare perlomeno finta di diventare matti. Ci tiene a mostrare il cosciotto. Già in Africa avevo visto tanti aviatori con la braghetta cortissima, tipo palla che spunta e grado sul lato; tra il femminile e il maschile con un sapore al borotalco e sperma. Io al collegio militare mi combinai in maniera del tutto diversa: portavo braghe fino al ginocchio, un maglione solo due dita più corto, scarponi due numeri in più, pelata alta. Così combinato presi a camminare come un soldato in parata: braccia distese, a tempo con le gambe su e giù, dita delle mani unite, testa alta, sguardo sempre avanti. E poi salutavo, salutavo tutti continuamente: quando non c’era altro da salutare, salutavo la bandiera. Come il parroco s’inginocchia ogni volta che passa davanti all’altare, io, come un santo laico dell’esercito, salutavo la bandiera. Gli ufficiali erano sconcertati, non avevano quasi più tempo di invidiarsi, odiarsi e farsi angherie fra di loro. Quando fu per loro chiaro che con me non ce l’avrebbero fatta, tirai il colpo finale per farmi dare il grado più ampio da tutti gli allievi del collegio: comandante di battaglione. Come approccio mi avevano già nominato caposcelto di compagnia, ma più che vantaggi dava seccature quel grado. Poi riuscii a scoprire il motivo per cui la madre dei due fratelli Caviglia venisse tanto spesso a Città di Castello a trovare i figli: era l’amante del tenente Ribaldi, comandante in seconda. Feci loro una bella improvvisata nell’albergo dove si incontravano.
Poi dissi alla professoressa di matematica, che era la moglie del comandante in prima, che ero a conoscenza di un segreto del tenente Ribaldi. Comandante in prima e comandante in seconda avevano eletto come scopo delle loro vite riuscire a rovinarsi l’un l’altro. Giocai le mie carte in maniera che divenni comandante di battaglione e che fui promosso in tutte le materie. Quanto a loro non fecero a tempo per rovinarsi. Se per il collegio il 25 luglio fu uno scossone, l’8 settembre fu il terremoto: scapparono tutti. Lasciati soli, noi ragazzi del collegio potemmo finalmente giocare a fare gli uomini. Ricordo che firmai le licenze per tutti e compilai i fogli di viaggio. Consegnammo poi ai carabinieri le armi che si trovavano nella scuola. Vennero anche dei tedeschi, ma se ne andarono subito. Penso ora che in effetti non devono neanche aver capito chi fossimo. Organizzai prima di andarcene anche un ammainabandiera. Riuscì benissimo, eravamo tutti commossi, qualcosa come le ultime pagine dei Ragazzi della via Paal. La Bandiera la portai in regalo a mia madre.

Pratt e Corto a Venezia estratto catalgo 2